LO STUFAIUOLO, COMMEDIA DEL DONI FRANCESCO
Allo illustrissimo signore,
il
signor Iacopo Piccoluomini, mio signore
Poiché la cortesia ha trovato il proprio nido suo nella casa sempre
illustrissima
e
eccellentissima,
e che la nobiltà veramente ha posto il seggio ne la persona vostra illustrissima
e degna,
io
obligatissimo servitore d’un
sì mirabile splendor di sangue e di virtù, vengo con questo debil principio e picciol dono a presentar la Signoria Vostra
illustrissima,
insino a tanto che seguendo con maggiore opera io possi scolpire nell’eternità
del mondo quanto sieno i meriti di quella e il debito della servitù mia.
Il Doni
La scena
è la città di Vinegia
PERSONE DELLA FAVOLA
Cesare,
e
Maddalena,
suo donna;
Laura,
moglie di messer
Niccolò;
Taddea,
sorella di messer
Niccolò;
Vincenzo,
inamorato;
Caterina,
fante di Laura;
Niccolò,
vecchio;
Gottardo,
stufaiuolo;
Bigio,
famiglio;
Corrieri;
Druda,
todesca
cortigiana;
e un
Magnano.
PROLOGO
Signori
spettatori, voi insieme con tutte queste nobilissime
e
bellissime donne, siate i ben trovati. E’ son forse sei mesi che io mi accoppiai così posticciamente3Senza vincoli
legali, more uxorio, probabilmente. con una bella cortigiana
tedesca, la quale, come
udirete,
ha presa la lingua tanto bene che la par nata in Italia. Io sono
stufaiuolo,
de’ primi di questa città
perché appicco mirabilmente
cornetti,4Strumenti usato per i salassi (GDLI), ma con riferimento alle corna, un tema
ricorrente in tutta la commedia.
e ho nome Gottardo, pur di razza tedesca, ma sono attalianato
benissimo
e per questo credo che la signora Druda,
ché
così si fa chiamare, m’abbia posto amore,
e per tenere del sangue del paese, meglio sodisfò all’apetito suo;
e poi la carne tira.5Cf. La Mandragola, Atto III, sc.
II.
Ora io sto qui a stufare, tenendo a camere locande,
e pur ora
come mi vedete sotto questa vesta nudo, della stufa io vengo. Lei sta qui acanto,
e
insieme per una porta falsa che l’ha dietro,
entro ed esco,
ed ella accomoda da ogni parte ne’ letti i nudi stufati.
Così usiamo, ogni masserizia sottosopra, lei e io per indiviso.
Io son qui adunque per farvi uno argomento (ancora che io non sia speziale) d’una nuova commedia, un caso di poche ore
e
spedirovvi tosto,
poiché ho rizzata la fantasia acioché sommariamente la contiene.
E non
istarò a menare la cosa lenta o lunga, facendovi stentare come fanno i vecchi che dicono le lor cose
adagio, agiatamente, col tornare ora
indietro
e
ora con l’adoppiare le parole, onde la risolvono
in fummo. Porgetemi voi donne da un canto,
e voi uomini dall’altro, gratamente udienza.
Uno il quale veste da magnifico (s’egli è poi io non lo so)
sta in questa casa
e ha una moglie che tolse per amore,
una fanciulla genovese rubata con un suo fratello per la guerra, poi allevata in casa sua,
e si chiama Laura, una delle belle giovani di questa città. Ella ha due amanti: uno sta qui con la mia cortigiana, un ricco
mercatante sconosciuto, credo io che sia fuoruscito della sua terra,
e ha la donna sua chiamata Maddalena,
la quale sta per governo in casa questo che magnifico
si chiama: una donna certo da governo. In questa mia stufa l’altro inamorato fa non so che
rubamenti di panni, onde voi vedrete variar molti abiti.
Alla fine una vedova, la quale è sorella di questo che gentiluomo gli pare essere,
ed
è inamorata d’uno di quegli amanti di Laura,
e lei è cagione che ogni cosa torni a segno:
sta qui,
e da essa in fuori si travestiscono tutti:
una bella rinvoltura vi prometto. Se starete
cheti la commedia vi parrà
più bella e v’insegnerà nelle stoltizie d’amore a raffrenarvi;
imparerete a tollerare gli affanni sempre sperando bene;
conoscerete che non
è da fidarsi così di donne in tutto; sarete cauti nel tenere
fante insieme con il famiglio
perché vedrete di che tacca e’ sono,
e fuggirete le pazzie della vecchiaia, le quali son molto licenziose.
E per tenervi allegri
e senza sonno, vi so dire che voi riderete quasi dal
principio alla fine. Ma ecco apunto chi di qua viene per cominciare a
recitare: attendete adunque a loro, che più inanzi entreranno con la cosa
e meglio,
perché
sarà vedendo come se voi toccaste con mano.
Ma
non lo crediate altrimenti,
perché quello che fu già
da dovero,
è
ora ridotto in commedia e chiamasi lo STUFAIUOLO.
Mi raccomando.
Notes
1. Probabilmente Giacomo Piccolomini, Duca di
Montemarciano signore di Camposervoli, nato intorno al 1520, e padre del famigerato bandito
Alfonso. La famglia viveva probabilmente a Siena, dove a quanto are nacque Alfonso.
2. Sul nastro che circonda le armi gentilizie dei Piccolomini. In fondo alla
pagina nota di possesso: "Questa Commedia é del signor Cav.
Raffaello di Lionardo Carnesecchi"
3. Senza vincoli
legali, more uxorio, probabilmente.
4. Strumenti usato per i salassi (GDLI), ma con riferimento alle corna, un tema
ricorrente in tutta la commedia.
5. Cf.
La Mandragola, Atto III, sc.
II.
6. La licenza per andare in giro
di notte. In molte città era d'obbligo ottenere una licenza per aggirarsi per le strade dopo
una certa ora, per non essere scambiati per criminali o prostitute.
7. 'Avete necessità'.
8. Fazzoletto
(GDLi).
9. Moneta in uso in Piemonte e a Milano,
ma qui scelta per il suo nome evocativo, come in
La Zucca, Ib 24
61.
10. Il dittongo
ie dopo
r è tipico del
fiorentino trecentesco; alla metà del Cinquecente resiste sporadicamente come tratto arcaico
(Paola Manni, (1979), "Ricerche sui tratti fonetici e morfologici del fiorentino
quattrocentesco",
Studi di grammatica italiana, 1979, n. 8, pp.
115-179, § 1).
11. Portare
polli: favorire una tresca amorosa (GDLI).
12. La battuta è analoga a
La Zucca, IVc 53 7, dove viene attribuita al servitore del Doni.
13. 'A mo’
d’archetti': forma di risposta evasiva, quando non si vogliono dare notizie precise
(GDLI)
14. 'Tanìe': litanìe,
storie (GDLI).
15. 'Fare mula di medico': attendere pazientemente i comodi altrui, perdere tempo in attesa di
qualcuno (GDLI).
16. Il passo
serve a collocare il tempo del racconto alla notte fra il 28 e il 29 gennaio. Infatti,
sembra molto probabile che il patrono degli stufaioli fosse stato San Calogero di Perugia,
che uscì indenne da una stufa ardente. San Calogero si ricorda il 29 gennaio, che cade
durante il periodo di carnevale, periodo menzionato l'inizio della scena V.
17. 'Tanìe': litanìe,
storie (GDLI).
18. 'lieva la gamba': Dio ce ne liberi (GDLI)
19. Brachiere: sospensorio, fascia
di cuoio per sostenere l'ernia intestinale o inguinale (GDLI).
20. Trovare l'inchiodatura: trovare il modo
giusto per fare qualcosa (GDLI)
21. Mezzana, ruffiana (GDLI).
22. I Niccolotti erano una delle due fazioni in
cui si divideva il ceto popolare di Venezia.
23. Il magistrato alle Pompe si
occupava di sovraintendere al rispetto delle leggi suntuarie.
24. I Signori di Notte erano la
principale magistratura criminale delle Venezia dogale. Devono il loro nome al fatto che
inizialmente la loro giurisdizione si limitava a crimini commessi di notte; col tempo li
reati di loro competenza si allargarono molto, il che contribuì all'assunzione dei Signori
di Notte a un ruolo centrale nella magistratura veneziana.
25. 'Inzuccare': bere
vino oltre misura (GDLI).
26. Venezia
aveva aperto un proprio consolato ad Aleppo (Siria), in territorio Ottomano nel 1548, che è probabilmente il periodo in cui
la
commedia fu scritta (cf. Introduzione); non è escluso quindi che questo possa essere un allusione all'evento.
27. Lo stesso adagio si ritrova in
La Zucca, IVb 49 47.
28. Anche questo proverbio si ritrova in
La
Zucca, IVb 43 32.
29. 'Tirare il cordovano': burlare, prendere in giro (per una spiegazione
approfondita dell'origine dell'espressione cf.
La Zucca, IIIc 7
10).
30. Orecchiare, origliare.
31. Si mantiene l'h pseudo-etimologica che sottolinea
l'uso ironico del linguaggio alto.
32. La sonorizzazione della velare intervocalica (
miga
per
mica) è tratto tipico del veneziano, e una delle poche caratterizzazioni linguistiche dei personaggi in senso settentrionale.
33. Il Bosco di Baccano (oggi Valle di
Baccano) è un'area boscosa situata a est del lago di Bracciano, attraversato dalla via
Cassia e famoso dal Medioevo in poi per essere infestata dai ladri.
34. Nuovo di trinca, mai indossato.
35. 'Companatico'
(GDLi)
36. Ancora una volta il riferimento è alle corna, elemento comico caro al Doni (si veda, per
esempio, anche la
Baia Ultima dedicata 'Al Cornieri da Corneto' in
La Zucca, Ib 24).
37. Moneta di poco valore (GDLI)
38. Una delle più importanti navi della flotta veneziana.
39. Proverbio, probabilmente per
catafora (cf.
Zucca, I p 1 4).
40. La famiglia Spinola è una delle più importante famiglie dogali di
Genova.
41. Tif taffii: suono che imita il fruscio o lo sfregamento dei
tessuti (GDLI).
42. In malora.
43. Si noti il brusco
passaggio dal 'tu' al 'voi'.
44. Gli abiti abbelliscono l'uomo.
45. Allusione
all'espressione saltare al granata, vale a dire uscire dalla tutela
dei superiori, affrancarsi, con riferimento al gergo militare dove alle reclute si chiedeva
di saltare una scopa adagiata in terra per marcare la fine del periodo di addestramento
(
Note al Malmantile, VI 66).
46. Reliquia, per metatesi.